Unioni gay - David e Giancarlo, dopo diciassette anni insieme, hanno presentato la richiesta per unirsi civilmente. INTERVISTA.

A cura di Francesco Sansone
Grafica di Giovanni Trapani
Condividendo il link dell’articolo su Facebook sono entrato in contatto con David, quando questi lo ha postato sul suo diario “ringraziandomi” per avergli dato, attraverso un refuso, 43 anni. Da qui abbiamo scambiato due battute e ho chiesto a lui e a Giancarlo di rispondere a un’intervista per Il mio mondo espanso in cui parlare della loro relazione, del loro amore, ma anche della loro decisione di unirsi civilmente e  del contesto sociale e politico.
Sebbene l’intervista sia rivolta a entrambi, a rispondere è David che, con assoluta sincerità, ci parla della normalità del loro rapporto, mostrando una delle tante realtà di coppia che fanno parte della nostra società.
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D. Partiamo dall’inizio: quando e come vi siete conosciuti?
R. Ci siamo conosciuti tantissimo tempo fa, esattamente il 15 novembre del 1999, in una delle pochissime chat gay di allora. Io sono di Aosta, ma Giancarlo è di Torino e all’epoca viveva lì. Dopo diverso tempo trascorso a parlare su internet, ci siamo dati appuntamento nella sua città, incontrandoci, così, per la prima volta.
Quel giorno si presentò accompagnato dai genitori perché non aveva la patente - ancora adesso non ce l’ha, tanto l’autista lo ha trovato (ride ndb) -, e non appena l’ho visto me ne sono subito innamorato.

D. Quindi un vero e proprio colpo di fulmine. Cosa ti ha fatto capitolare?
R. Beh, il suo sorriso, la sua voce infantile (tra di noi, come sai, ci sono 10 anni di differenza), la sua prestanza fisica e anche il suo comportamento. Sebbene sia più giovane di me, mi è sembrato molto maturo e, soprattutto, che aveva voglia di provare a instaurare una storia seria.

D. Quindi deduco che vi siate fidanzati quel giorno stesso, giusto?
R. Sì, quella sera stessa gli ho chiesto se voleva diventare il mio fidanzato, anche se in quel periodo frequentavo un altro ragazzo.

D. E che fine ha fatto l’altro?
R. L’ho lasciato il giorno dopo essermi fidanzato con Gianky. Non era una storia seria e io, che venivo fuori da una storia pregressa difficile con un altro ragazzo, avevo voglia di innamorarmi seriamente. Con l’altro non era possibile, ma con Gianky sì. Ho capito da subito che poteva nascere una bella storia d’amore e il tempo mi ha dato ragione. Da quel 15 novembre sono passati 17 anni e siamo ancora qua.

D. A Giancarlo cosa ha colpito di te?
R. Io rispecchiavo i suoi canoni: ero più grande di lui e, ahimè, più bassino, sono alto un metro e sessantacinque, ma sai come si dice: nella botte piccola… (ride, ndb) 

D. Vivendo in due città diverse, com’è cambiata la vostra quotidianità?
R. Per circa tre mesi ci siamo frequentati solo attraverso il web e ci incontravamo soltanto nei fine settimana, quando lo raggiungevo a Torino. Abbiamo aspettato che terminasse il servizio civile (all’epoca era ancora obbligatorio) e poi si è trasferito da me. Essendo anche lui geometra, ha iniziato a lavorare nello studio che ho aperto assieme a un socio e da qui la nostra quotidianità è cambiata completamente.
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D. Ci raccontate una vostra giornata tipo?
R. La nostra giornata tipo per circa 15 anni consisteva  nel svegliarsi al mattino, fare colazione, andare in ufficio, lavorare e pranzare assieme. Finito il lavoro, io mi recavo in palestra e lui a casa - lo sport non fa per lui-  a preparare la cena e a sbrigare le faccende domestiche. Sebbene gestire l’economia domestica non lo faccia impazzire, gli piace prendersi cura di me.
Negli ultimi due anni, invece, a causa della crisi che ha colpito il Paese, abbiamo preso degli appalti a Milano e quindi durante la settimana ci si vede poco e ci sentiamo esclusivamente al telefono, ma nei fine settimana recuperiamo il tempo perso, rintanandoci in casa.

D. Com'è cambiata la società e il modo con cui si relaziona alle coppie gay da quando state assieme?
R. Per noi la società è cambiata poco, nel senso che non abbiamo mai avuto problemi di alcun tipo con la gente. Essendo una coppia dichiarata di fronte a tutti, non abbiamo mai avuto nessun tipo di discriminazione. Anche sul lavoro non abbiamo mai avuto problemi, e se consideri che abbiamo a che fare con persone di diversi livelli di istruzione, questo la dice lunga su come sia aperta la società verso le coppie gay.

D. Cosa pensate della legge approvata lo scorso 11 maggio?
R. Secondo noi non è perfetta, ma è ugualmente un grande passo in avanti per l’Italia, soprattutto vista la presenza del Vaticano. Ovviamente dovrebbe essere totalmente equiparata al matrimonio, ma siamo certi che prima o poi si arriverà anche a questo.

D. Quindi siete dell’idea che i matrimoni ugualitari arriveranno anche in Italia, giusto?
R. Sì, credo che appena digerito questo passo si andrà avanti. La maggior parte della società, per me, è pronta. Ovviamente bisognerà vedere chi salirà al governo, però, ripeto, la maggior parte della società è dalla nostra parte.

D. Vorreste dei figli?
R. No. Forse siamo un po’ troppo egoisti per concepire l’idea di mettere al mondo dei figli o adottarne.
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D. Credo che non si tratti di egoismo, ma di essere consapevoli delle proprie priorità, tutto qui. 
E della  “clausola”  che stabilisce il non obbligo di fedeltà che ne pensate?  Si tratta di un modo per continuare a fare distinzioni fra le coppie etero e quelle gay?
R. È stata un porcata fatta apposta dalla destra per differenziare la coppia etero da quella omo. Nelle unioni etero questa clausola non c'è, eppure i tradimenti sono all'ordine del giorno. Non è la giurisdizione che deve stabilire se una relazione debba avere o meno l'obbligo di fedeltà. Credo che ognuno abbia il diritto di gestire la propria relazione come vuole, trovando il giusto compromesso. Quindi, a fronte di questo, non ho problemi a confessarti che siamo sempre stati “un po’ coppia aperta”.

D. In che senso?
R. Nel senso che qualche scappatella in passato è successa, ma ci siamo sempre fermati alla sveltina. Non potrei mai andare a cena con un altro sapendo che il mio compagno, a esempio, è a casa. Non esiste proprio. La carne è debole, ma i sentimenti sono fortissimi. Non riesco a vedermi senza Gianky. Solo con lui riesco a condividere ogni momento libero e lo stesso vale per Giancarlo.

D. Di voi si è parlato in quanto la prima coppia ad aver presentato la richiesta di unione al comune di Aosta? Quando avete deciso di compiere questo passo?
R. Aspettavamo di presentare questa domanda da sempre, da quando si parlava di DICO e PACS. Quindi, non appena la legge sulle unioni civili è diventata realtà, recarci al comune è stata una cosa automatica.
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D. Il sindaco ha rassicurato che entro poche settimane il comune sarà in grado di celebrare le prime unioni civili. Cosa vi hanno detto i funzionari?
R. In comune sono stati molto professionali e hanno accettato e protocollato la nostra domanda con la promessa di risponderci il prima possibile, quando avrebbero saputo anche loro come muoversi. Ovviamente erano un po’ impreparati per la mancanza del decreto attuativo, ma credo anche se non si aspettavano di ritrovarsi di fronte una coppia gay  nel primo giorno utile in cui era possibile presentare la richiesta d’unione, ma ciò nonostante sono stati disponibilissimi.

D. Per concludere, come lo immaginate il giorno della vostra unione civile?
R. Sicuramente quel giorno saremo emozionati, ma al momento preferiamo non pensarci troppo dato che ancora non c’è una data certa. Teoricamente, se tutto andrà come deve andare, ci vorremo “sposare” l’ultima settimana di agosto con solo i testimoni e altri pochi intimi. Per il “rinfresco” se ne riparlerà verso l’autunno o addirittura in inverno, magari vicino al Natale così da concederci il viaggio di nozze durante le festività.