Racconti di vita... gay: Massi



Prefazione: Paolo Vanacore
Copertina di e con Giovanni Trapani
Casa Editrice: Tempesta editore
Prezzo: 15,00 Euro



Prologo
Questa settimana vi presento la storia di Massi, un ragazzo lombardo che ha deciso di raccontare la sua esperienza e che sono certo  vi potrà scuotere non poco. Sono, pertanto, curioso di leggere le vostre opinioni, ma anche le risposte di Massi.

 Prima di lasciarvi alla storia di oggi, permettetemi di dedicare un saluto ad un ragazzo di soli tredicianni, Asher Brown, che stanco per gli atti di bullismo omofobo che riceveva quotidianamente a scuola, ha preferito uccidersi giovedì scorso. Oggi è per me un giorno triste.

Francesco Sansone

Se anche tu vuoi condivide la tua storia, mandala via e-mail a raccontidivitagay@hotmail.it e così potrai leggerla su il mio mondo espanso e far confrontare chi legge e perché no, confrontarti tu in prima persona.

Racconti di vita... gay

Locandna realizzata da Giovanni Trapani.
Tutti i diritti riservati

Massi

   Sono nato in un paesino di 2000 abitanti nella campagna lombarda. Quando i miei genitori, figli di contadini, si sono sposati, mia mamma era ancora minorenne e mio papà aveva solo qualche anno in più. Sono andati a vivere assieme ai miei nonni dove tutt’ora vivo anch’io con i miei fratelli. La mia famiglia, che vive da generazioni nello stesso paese, dove siamo quasi tutti parenti, è sempre stata profondamente religiosa e poco istruita. Mia mamma, che ha sempre fatto la casalinga, ha la licenza media e mio papà il diploma di scuola superiore, preso alle scuole serali.
   Ho 28 anni e fino a 23 non ho mai avuto una fidanzata. Ho sempre vissuto per lo studio, per la mia famiglia e sono sempre stato attivo in parrocchia.
   Mentre i miei compagni andavano in discoteca ed erano pieni di ragazze, io passavo i miei pomeriggi a casa a studiare o all’oratorio. Le mie poche amiche erano tutte femmine.
   Guardavo le telenovelas brasiliane e messicane e leggevo “Il rosso e il nero”, “La certosa di Parma”, “Guerra e pace”, “Anna Karenina” e mi appassionavo alle vicende delle eroine romantiche. Mi chiedevo quando sarebbe giunto per me il grande amore. Come una fanciulla dell’Ottocento sognavo di sposarmi ed avere dei figli.
   Ricordo di essermi innamorato per la prima volta a 18 anni, di una ragazza egiziana che aveva un anno meno di me. Era alta ed aveva gli occhi verde acqua. Ogni tanto ci incontravamo all’intervallo e parlavamo, l’aspettavo all’uscita per fare la strada con lei. Credo di non averle mai sfiorato neppure la mano. Si ritirò da scuola alcuni mesi prima della fine della scuola. Per me fu un duro colpo; non avevo mai trovato il coraggio di confessarle i miei sentimenti. Pregavo ogni giorno perché tornasse, perché la incontrassi anche per caso, ma non la rividi mai più.
   Mi diplomai brillantemente, mi iscrissi all’università, ma pensavo sempre a lei. Dopo un anno dall’ultima volta che l’avevo vista le scrissi una lettera per riallacciare i rapporti, pur non confessandole i miei sentimenti. Pregavo ogni giorno perché rispondesse, ma lei non rispose mai.
   Passò un altro anno. Imparai ad usare internet e su un forum conobbi una ragazza del Centro Italia che aveva molto in comune con me; sensibile ed appassionata, guardava le mie stesse telenovelas. Continuammo per 2 anni e mezzo a scriverci. La pensavo spesso ed ero in ansia se non rispondeva alle mie lettere. Quando ci incontrammo di persona, poco dopo la mia laurea, non scattò nulla. Non ci piacevamo.
   Un anno dopo conobbi, tramite un’amica comune, colei che divenne la mia fidanzata, Angelica. A 23 anni baciai per la prima volta una ragazza; finalmente avevo una fidanzata da presentare ad amici e parenti. Il sogno della mia vita si stava realizzando. Dal punto di vista fisico mi piaceva molto, ma, essendo cattolici osservanti, avevamo deciso di restare vergini fino al matrimonio.
   Essendo io giovane non ero comunque del tutto privo di vita sessuale. Mi masturbavo quasi tutti i giorni e, quando Angelica aveva casa libera, lo facevamo insieme e lei me lo succhiava. A me piaceva molto e lo facevamo per ore.
   Quando ero con lei raggiungevo il massimo del piacere, ma quando lo facevo da solo pensavo ai ragazzi, a quelli che vedevo al parco a prendere il sole, ai muratori che costruivano le case ecc.
   L’ho sempre fatto. Non mi sono mai posto il problema, non credevo che fosse una cosa grave. Qualche volta credevo di farlo per abitudine, perché fino a 23 anni non avevo mai toccato il corpo nudo di una ragazza, ma ora che l’avevo fatto queste fantasie non cessavano.
   Per me il mondo omosessuale non esisteva, non l’avevo mai preso in considerazione. Non conoscevo nessun omosessuale e il pensiero di esserlo non mi sfiorava minimamente.
   C’è stato chi mi ha detto che ero gay. Ero convinto che lo dicessero solo perché ho una voce acuta e lineamenti sottili. Mi hanno sempre dato meno anni di quelli che ho. Tutt’ora a 28 anni me ne danno 20 o anche meno.

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   Un giorno, per curiosità, decisi di rivelare su un blog le mie fantasie con i ragazzi, nonostante fossi fidanzato con una ragazza. Avevo 25 anni e mi si aprì un mondo sino ad allora sconosciuto. Leggevo di locali gay, gente che cercava sesso per una sola notte, che cambiava partner in continuazione, di attivi e passivi. Ne rimasi scandalizzato.
   Molti risposero alle mie confessioni. Mi dissero che ero un omosessuale represso; alcuni mi consigliarono di provare. Per me il sesso senza amore non esisteva, non potevo concepire una cosa del genere. Era squallido, inoltre avrei tradito la mia fidanzata, il sogno della mia vita, a lungo vagheggiato.
   Inoltre non potevo essere omosessuale. In vita mia mi ero sempre e solo innamorato di ragazze, pur provando attrazione per i ragazzi. Ho sempre sognato una famiglia con moglie e figli. La sola idea di non aver figli e di stare con un uomo per tutta la vita mi faceva schifo. Un uomo sopra i 40 anni non mi è mai piaciuto, inoltre quest’idea di famiglia mi aberrava oltre al fatto che sono sempre stato contrario a matrimoni ed adozioni gay.
   Tergiversai per un anno finché a 26 anni, nel luglio del 2008, per curiosità, decisi di incontrare un ragazzo, particolarmente insistente. Pensavo che volesse solo parlare, anche se non ne ero sicuro.
   Stefano aveva 35 anni, fidanzato con una ragazza. Mi volle incontrare in macchina. A me sembrava squallido; preferivo un bar. Mi chiese di portarlo in una strada isolata. Lo portai in una strada di campagna, dove iniziò a massaggiarmi le cosce e il membro. Nel frattempo mi leccava il collo e le orecchie. Ero molto eccitato e non mi opposi. Mi slacciò i pantaloni e lasciai che mi masturbasse.
   Iniziai anch’io a toccarglielo, gli slacciai i pantaloni e glielo tirai fuori: era grosso e lungo almeno 22 o 23 cm. Mi prese la testa e mi chiese di succhiarglielo. Lo feci per molto tempo, poi gli chiesi di farlo a me, ma lui si rifiutò. Ci rimasi un po’ male, ma continuammo a masturbarci a vicenda. Poco dopo io venni e lui no. Glielo succhiai di nuovo, ma alla fine non venne.
   Quando tornai a casa non provai assolutamente nulla. Credevo che mi sarei sentito un verme per aver tradito la mia fidanzata e per aver commesso un atto impuro contro natura, ma non sentivo nulla. Era stato un gesto meccanico, praticamente uguale ad una mia normalissima masturbazione. Il giorno dopo mi confessai in Duomo a Milano perché non volevo incontrare un prete che mi conoscesse. Ero imbarazzato, ma il sacerdote fu molto comprensivo. Mi disse semplicemente di non commettere più questo peccato. Ero io più preoccupato che sarei finito all’inferno, ma mi rincuorò.
   Ciò che mi fece più male è che Stefano non mi scrisse nulla, non si fece sentire se non una volta che lo contattai su msn, ma mi chiese di cancellarlo dai miei contatti perché non voleva che la sua fidanzata scoprisse ciò che avevamo fatto.
   Era estate e, come spesso mi accade, soprattutto in ufficio, dove mi connetto di frequente a internet, mi annoiavo. La noia mi porta spesso a liberare le mie fantasie sessuali. Tre settimane dopo Stefano, conobbi Sergio in chat. Aveva 21 anni, mi disse che era la prima volta in assoluto che stava con un ragazzo e non era neppure stato con una ragazza. Mi piaceva perché, a differenza d Stefano, non parlava per monosillabi; facevamo lunghe conversazioni in chat. Quando ci incontrammo andammo prima a prendere un drink in un locale, poi ci dirigemmo verso lo stesso posto dove avevo incontrato Stefano. Iniziai io dato che lui non aveva esperienza. Gli massaggiai le cosce e il membro, lo masturbai, mentre gli allungai le mani verso il mio, che era sempre più duro. Lasciai che lo maneggiasse a suo piacimento, poi mi avvicinai a lui, gli leccai i capezzoli e il torace e gli presi in bocca il membro. Eiaculò nel giro di poco e bevvi tutto il suo sperma. Si avvicinò al mio e fece lo stesso: anch’io venni nella sua bocca e continuammo a masturbarci finché lo baciai sulla bocca.
   Ero stato veramente bene con lui quella sera. Tornai a casa felice, non vedevo l’ora di rivederlo. Fu per me difficile prendere sonno perché continuavo a pensare a lui, pensavo di dormire tra le sue braccia. Mi eccitava l’idea di un amico complice con cui fare sesso e parlare liberamente della mia complicata sessualità.

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   Io e Sergio ci sentimmo ancora in chat per lunghe ore finché, due giorni dopo, partii per le vacanze con la mia famiglia e la mia ragazza. In quei giorni litigammo spesso e per un momento ebbi il pensiero di lasciarla. Per un istante pensai di farlo per Sergio. Sergio però rispondeva a stento ai miei sms e non rispondeva proprio quando lo chiamavo.
   Al mio ritorno a casa mi chiese di incontrarci, ma poi annullò quell’appuntamento e quello successivo. In chat si connetteva di rado ed io stavo sempre più male.
   Mi resi conto che provavo dei sentimenti per una persona che non li ricambiava o che forse aveva paura di affrontare ciò che stava nascendo tra noi.
   Interpretai il tutto come un segno di Dio che voleva indicarmi la retta via. La mia vocazione era il matrimonio e decisi di chiedere alla mia fidanzata di sposarmi.
   Angelica era una ragazza immatura ed incline alle scenate. Era gelosa, oppressiva ed estremamente insicura. Quando le regalai l’anello di fidanzamento non si mostrò felice; era più che mai insicura e turbata. Mi chiese una pausa di riflessione.
   Frattanto non cercavo nessuno. Io non cercavo mai nessuno, aspettavo solo che qualcuno si facesse vivo. Mi contattò Domenico, di 37 anni, dichiaratamente omosessuale. Lo feci attendere un mese e mezzo e alla fine lo incontrai. Mi riempì la testa delle sue idee omosessuali, della lotta per il matrimonio gay, della necessità di scoprire la propria identità sessuale, cose di cui non me ne è mai fregato nulla.
   Mi portò in camera sua, mi spogliò, me lo succhiò, ma io non ebbi il coraggio di fare nulla con il suo corpo. Non mi piaceva, aveva le maniglie dell’amore, inoltre aveva un membro piccolo e scuro. Finii il tutto masturbandomi.
   Decisi di non incontrare nessun gay convinto perché preferivo evitare discussioni imbarazzanti. Preferivo quelli come me dalla sessualità incerta, che non vogliono sapere e capire da che parte stanno.
   Pochi giorni dopo Sergio si rifece vivo e mi contattò su Facebook. Lo perdonai subito, ma non ero più sicuro di incontrarlo. Angelica ripeteva che non era certa del nostro rapporto ed aveva dei dubbi su di noi. Interpretai la crisi come un castigo di Dio per le mie malefatte. Cancellai il mio profilo nell’unica chat a cui ero iscritto. Angelica mi lasciò alla fine di gennaio del 2009 per poi rimettersi con me, su mia insistenza, a marzo.
   In un periodo di calma con Angelica trovai il coraggio di incontrare Sergio a luglio 2009.

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   Io e Sergio parlammo delle nostre vite ad un pub e, quando mi chiese di recarci in un posto isolato, feci resistenza, ma poi cedetti. Ci spogliammo completamente e ci masturbammo oltre a lasciarci andare a toccatine, sesso orale… Non sentii più però ciò che provavo un anno prima. Era un corpo come gli altri, destinato a darmi piacere.
   Angelica decise di lasciarmi a settembre 2009. Avevo 27 anni e sprofondai nella tristezza più nera.
   Diceva che non era fatta per il matrimonio, che non sapeva cosa provava per me ed io per lei. Nutriva dei dubbi sul mio conto, acuiti dal fatto che un suo amico omosessuale le aveva detto che, secondo lui, io ero omosessuale. A parte il fatto che costui mi conosceva solo di vista, in base a cosa poteva affermare ciò? In base al mio modo di vestirmi, muovermi, alla mia voce? Bah! Le ripetei fino allo sfinimento e per mesi che ciò non era vero, che sono eterosessuale e che gli omosessuali mi fanno schifo. Vedo il mio futuro solo con moglie e figli, che per me non c’è nulla di più deleterio per la società del matrimonio e dell’adozione ai gay. Io sono cattolico e politicamente di estrema destra e sono contrario a queste cose.
   Nella mia depressione provai ancora più ribrezzo per il mondo omosessuale. Avevo avuto ancora una volta la conferma che Dio mi aveva punito. Rifiutai tutti i contatti anche con Sergio. Mi promisi di non incontrarlo più.
   Su internet a gennaio 2010 conobbi Beatrice. La incontrai dopo 2 giorni, ci piacemmo e fidanzammo immediatamente. Continuavo a pensare ad Angelica, ma sapevo che non avrebbe avuto senso continuare a pensarla. Il mio amore per lei non aveva futuro. Dio mi aveva dato un’altra opportunità per realizzare il sogno della mia vita, il matrimonio, e mi aveva posto al fianco una ragazza meravigliosa. Non potevo rifiutarla. Accettai il suo amore e lo ricambiai. A differenza di Angelica, Beatrice era una moglie perfetta: sicura, precisa, ordinata, diligente, ottima cuoca e piaceva moltissimo alla mia famiglia.
   Sergio mi ricontattò di nuovo. Questa volta non rifiutai. Lo incontrai, fui io a chiedergli di appartarci subito per avere più tempo a disposizione. Ancora una volta ci spogliammo completamente, ci baciammo, ci infilammo le mani lungo il petto, strizzandoci i capezzoli e massaggiandoci il torace sino a giungere ai nostri membri, sempre più duri ed eccitati. Per godere di più ci infilammo due dita nell’ano e ci succhiavamo reciprocamente, fermandoci quando stavamo per venire per prolungare il piacere. Passammo una serata di fuoco. Era il mio modo per festeggiare il periodo di felicità che si apriva nella mia vita. Forse il mio cervello ragiona al contrario: quando sono sentimentalmente impegnato e felice sento l’esigenza di un uomo, quasi per completarmi; quando, invece, sono depresso e solo rifiuto questo aspetto della mia sessualità perché lo vedo come un’impurità a cui segue un castigo.
   Dopo quattro mesi di fidanzamento, Beatrice iniziò a parlare di matrimonio. Ero al settimo cielo. Il mio sogno si stava per realizzare: in quattro mesi riuscivo ad ottenere ciò che Angelica in quattro anni non aveva voluto.
   Per festeggiare, dopo un anno e mezzo di assenza, mi riscrissi in chat. Conobbi Santo, bisessuale 32enne, che mi invitò a casa sua. Ci spogliammo, passammo mezz’ora a baciarci e a succhiarcelo. Fu dolce anche se non mi piaceva fisicamente come Sergio. Speravo di rivederlo, ma non si fece più sentire. Restai deluso perché speravo di diventare suo amico ed instaurare un rapporto duraturo di complicità e sesso, cosa che ho sempre sognato.
   Mi contattò allora 2 settimane dopo un altro ragazzo, che disse di avere 28 anni ed essere bisessuale e passivo. Non seppi mai il suo nome. Andai a casa sua, ha fretta, mi fece spogliare velocemente. Si mise un profilattico, il primo che vidi in vita mia. Mi chiese di succhiarglielo salendogli sopra, poi inginocchiandomi, infine mi spruzzò in faccia. Andò in bagno a lavarsi. Tornò e mi chiese di rivestirmi. Gli domandai di succhiarmelo, di masturbarmi o di leccarmi un po’, ma si rifiutò. Mi disse che, se volevo, lo potevo fare in bagno. Meno male che era attivo… Me ne andai schifato. L’eccitazione mi scemò subito. Sentivo l’odore della plastica in bocca. Giurai a me stesso che mai più avrei incontrato un ragazzo. Ringrazio Dio di questa esperienza negativa. Lo ringrazio per avermi aperto gli occhi sullo schifo e la corruzione che mi ha dominato fino ad allora.
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   Qualche contatto via mail e i miei rifiuti ad altri incontri. Confessai per l’ultima volta questo peccato. Sperimentai l’infinito perdono di Dio e vidi tanta luce nella mia vita. Mi cancellai dalla chat.
   Fervono i preparativi per il mio matrimonio. Io e Beatrice prendiamo contatti col parroco, fissiamo la data, troviamo la casa e la location per il ricevimento.
   Sergio si rifece sentire su facebook. Gli comunicai che stavo per sposarmi e gli dissi che non voglio mai più incontrarlo. L’idea di un amico bisessuale complice che, tra alterne vicende e rifiuti miei e suoi, avevo tentato di realizzare con Sergio, sfuma per sempre, non mi interessa più.
   Tra nove mesi mi sposo e sono convinto della mia scelta. Nella mia vita voglio solo mia moglie, tutto il resto sono stati incidenti di percorso.
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