Un altro ragazzo è stato picchiato e aggredito perché gay: «Dobbiamo combattere per la nostra libertà»

A cura di Francesco Sansone
Grafica di Giovanni Trapani
All’alba del 3 settembre scorso, mentre si rientrava a casa assieme, Gonzalo Valverde, un giovane attivista e studente di giornalismo, è stato aggredito e picchiato per via della sua omosessualità a Cordova, in Argentina. Rientrato nel suo appartamento, il compagno l’ha accompagnato in ospedale, dove, come se non bastasse, il medico ha detto alla coppia una frase del tipo “le coccole lasciatele per casa vostra.”

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«All’alba di oggi sono stato vittima di un attacco chiaramente omofobo nel pieno centro di Cordova.» ha scritto il giovane sul suo profilo Facebook mostrando un selfie del suo volto dopo l’aggressione. « Il dolore si sta trasformando in rabbia e si fa ancora più la voglia di continuare a lottare per una società senza omolesbotransfobia… quando starò meglio e meno dolorante scriverò qualcosa.»




E così è stato. Nell’articolo che ha pubblicato su Laizquierdadiario.com affronta quanto gli è capitato non avendo dubbi nel definirlo un atto omofobo e facendo alcune considerazioni su come, benché esista una legge che punisce le violenze di stampo omofobo, questa ancora non sia in grado di prevenire tali episodi:
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«Dico e sostengo che è stato un atto omofobo perché rivelando il mio orientamento sessuale, la sua risposta è stata un colpo e l'aggressione. [Quello che ho vissuto] potrebbe tranquillamente accadere a un altro ragazzo gay. A pensare che esista la Legge dell’identità di genere, che si è conquistata la Legge sul matrimonio ugualitario, oggi possiamo dire che l’uguaglianza di fronte alla legge non è tale di fronte alla vita. Se così non fosse, non racconterei di questi colpi sul mio viso.»

Gonzalo Valverde, quindi, pone l’accento come oltre alle leggi già presenti in Cordova bisogna agire affinché nella quotidianità cambi la mentalità della gente, di quei governatori che aizzano l’omofobia con proclami «legati all’ideologia oscurantista che predica la Chiesa cattolica».
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Per questo l'attivista ha convocato una manifestazione di protesta che si è svolta lo scorso 9 settembre alle 18:00 a Plaza de la Indipendenidia di Cordova, in cui centinaia di giovani hanno fatto sentire la propria voce e dove Gonzalo, dal palco montato per l'occasione, ha detto:

«In Argentina abbiamo conquistato diversi diritti, ma non abbiamo ancora conquistato l’uguaglianza che ci permette di vivere liberamente la nostra sessualità. Dobbiamo ribadire la necessità dell’organizzazione e della lotta per le strade, combattendo per la nostra libertà sessuale.» 
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