Sedicenne allontano dal resto della classe perché gay umiliato ancora. La madre: «La scuola non accetta nostro figlio perché è omosessuale.»

A cura di Francesco Sansone
Grafica di Giovanni Trapani
Ricordate l’episodio avvenuto l’anno scorso presso l’istituto religioso Ecfop (Ente cattolico per la formazione professionale) di Monza, dove un ragazzo sedicenne è stato separato dal resto della classe, e lasciato nel corridoio, perché gay? Purtroppo, anche quest’anno, il ragazzo ha dovuto subire una nuova mortificazione da parte della scuola, che si è rifiutata di rinnovargli l’iscrizione. 

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«La scuola non accetta nostro figlio perché è omosessuale.» È lo sfogo di Ionela Anisoara, la mamma del ragazzo, che racconta a  Repubblica.it quando  successo negli ultimi mesi.
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Tutto ha inizio quest’estate, quando la donna ha chiamato la scuola per avere informazioni su come procedere con l’iscrizione:

«La prima volta abbiamo chiamato dopo la metà di luglio e ci hanno risposto di richiamare più avanti. E così abbiamo fatto. Una volta ancora ad agosto, e poi all'inizio di settembre. È stato allora che ci hanno detto che non c’era più posto, che era troppo tardi e che tutte le classi erano già state formate. Io e mio marito siamo sicuri che si tratti di una punizione nei confronti di nostro figlio per quanto successo lo scorso anno. Pensavamo che la vicenda fosse chiusa, ma ci sbagliavamo. Stavano solo aspettando il momento buono per metterci alla porta. Mio figlio non merita un trattamento del genere per il suo orientamento sessuale, è un'ingiustizia e ci batteremo per il suoi diritti.»

 Il padre del ragazzo, invece, racconta come il figlio stia male per questa situazione:
«Mio figlio è depresso, rimane a letto tutto il giorno. Vorrebbe solo andare a scuola. »

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La  scuola, invece, si è chiusa nel silenzio stampa. Il preside, che l’anno scorso aveva dichiarato che  non si trattativa di una «questione di discriminazione» perché  «i cristiano non discriminano», preferisce non rilasciare alcuna dichiarazione in merito.

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