Dodicenne blocca manifestazione omofoba: «Ho uno zio gay e non voglio che sia odiato.»

A cura di Francesco Sansone
Grafica di Giovanni Trapani
Metti una manifestazione omofoba, metti un ragazzino di 12 anni di fronte a 11.000 persone con le braccia aperte, metti un fotografo che immortala il momento e la storia è scritta. Perché la storia dei diritti è fatta anche di gesti catturati da una macchina fotografica.

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Siamo a Celaya (Messico) dove i sostenitori del Frente Nacional por la Familia sono scesi in spiazza per manifestare contro l’intenzione del presidente Enrique Pena Nieto di estendere a livello nazionale la legge in vigore a Città del Messico che permette alle persone gay di unirsi in matrimonio. Durante il corteo sono volati insulti, slogan e frasi omofobe che hanno spinto un ragazzino di soli 12 anni a mettersi con le braccia aperte di fronte al corteo col tentativo di fermare quell’odio.
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Il suo gesto è stato immortalato da Manuel Rodriguez, giornalista di Regeneración, nella piazza per documentare la manifestazione.
«In un primo momento ho pensato che il bambino stesso solo giocando.» ha affermato il giornalista. «Poi mi ha spiegato di suo zio.» il dodicenne, infatti, ha uno zio gay e quel gesto è stato il suo modo di difenderlo.

«Ho uno zio gay e non voglio che sia odiato.» è ciò che ha detto il ragazzino a Rodriguez, dimostrando una maturità e un’apertura che molti adulti non possiedono, soprattutto quelli che nascondono la propria omofobia, al fine di giustificarla, dietro ai bambini.
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L’immagine è finita sui socials diventando virare nel giro di poche ore come uno dei simboli più forti della lotta all’omofobia e all’odio degli ultimi anni. 

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