Anna Mazzamauro in teatro per parlare di omosessualità, femminicidio e stupro

A cura di Francesco Sansone
Grafica di Giovanni Trapani
Tutti la conoscono come la Signorina Silvani, personaggio storico della saga ‘Fantozzi', ma chi ha avuto modo di vederla in teatro non può non chiamarla con il suo nome: Anna Mazzamauro, un’attrice di puro talento che del personaggio cinematografico ha soltanto il volto. Bravura, intensità, ironia e drammaticità sono gli aggettivi che mi vengono in mente per parlare della Mazzamauro.
Da tre anni porta nei teatri italiani lo spettacolo ‘Una e cruda’ (regia di Livio Galassi, musiche di Amedeo Minghi) in cui il suo talento viene fuori a 360 gradi: “In Nuda e Cruda sono tutto. Sono una donna cellulitica di 200 kg – e che liberazione spogliarmi –, la proprietaria di un’agenzia di pompe funebri. Ma sono anche la madre di Melania Rea (la donna uccisa dal marito Parolisi, ndb). Lo spettacolo piace perché io, come donna, quando mi siedo a teatro mi annoio se devo ridere dall’inizio alla fine, mi annoio se devo essere triste dall’inizio alla fine. Con questi personaggi passo dall’essere estremamente drammatica all’essere estremamente comica”. Risponde così a una domanda dell’intervista rilasciata a Claudia Casiraghi di Vanity Fair .
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Nel suo spettacolo parla di temi importanti come omosessualità, femminicidio e stupro, ma guai a definirla né un’attrice impegnata perché, continua nell’intervista, “detesto le attrici che si definiscono impegnate socialmente, perché spesso le pagano e i soldi rendono tutto un gran carosello. È impopolare, ma io lo dico. Il bello della mia età è che posso finalmente dire quel cavolo che voglio”,né femminista “Io sono femminile, non femminista. Quello è un termine desueto, obsoleto. Aveva un senso quando ancora le donne non avevano raggiunto la dimensione di parità in cui viviamo oggi. Credo che “femminista”, come “gay”, debba sparire dal dizionario. Non esiste che l’essere umano, la diversità è nostra invenzione”.

Parlando del suo personaggio che l’ha resa famosa al cinema confessa: “Con la signorina Silvani ho ottenuto una popolarità che in teatro non avrei saggiato nemmeno in duecento anni. Le sono grata, infinitamente grata per questo. Quel che mi infastidisce – lo metta tra virgolette o trovi un sinonimo, veda lei – è che di lì in poi io non sono più stata altro. Non al cinema almeno, dove all’attore non è dato di fare tutto quel per cui è portato. Io sono brava, avrei potuto fare altro. Grazie al teatro, dove ho potuto essere il Cyrano de Bergerac così come Anna Magnani, la signorina Silvani si è trasformata in un dagherrotipo. S’è fatta marroncina, sfumando in un ricordo al pari delle vecchie fotografie di famiglia”. Però,  ammette di averla usata per attirare il pubblico in teatro: “Nuda e Cruda è il sunto di quel che la Silvani mi ha dato. Per afferrare il pubblico ho usato lei. Seduta alla mia scrivania le ho detto: ‘Stronza, tu mi hai sfruttata per quarant’anni e io ora mi vendico’.”

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Considerata da molti un’icona gay, Anna Mazzamauro è l’esempio di come la bravura non sempre viene sfruttata in questo Paese dove, soprattutto nelle fiction tv, si preferisce inserire bellocci e bellocce senza arte né parte a discapito di gente preparata e brava. Fortuna che c’è il teatro che dà modo di vedere artisti con la A maiuscola capaci di emozionare con la sola forza del proprio talento.