C'era una volta l'Italia, culla della cultura, della libertà e dell'apertura...


Rubrica: Francesco Sansone
Grafica: Giovanni Trapani
Fonte: gayburg 
C’era una  volta un piccolo Paese che però era grande in tutto il mondo per la sua immensa cultura. Le genti di ogni parte vi si recavano per respirare un po’ di civiltà e di bellezza. Persone che nei loro stati erano costrette a privarsi della propria identità, vi si recavano per essere liberi come l’aria che scorreva in tutto quello Stato dalla strana forma di uno stivale. Si dice che persino Oscar Wilde, una volta uscito dal carcere, scelse di recarvicisi, prima a Palermo e poi a Roma, per trascorrere i suoi ultimi anni di vita segnati dalla malattia. Quel Paese era l’Italia. Patria della cultura, della libertà e dell’apertura.


Un giorno, però, tutto cambiò.

Tutto ebbe inizio a metà del ‘900 quando un piccolo uomo, non solo di statura, salì al potere compromettendo per sempre le sorti del bel Paese. Il suo nome era Mussolini, Benino Mussolini. Un uomo che non ha fatto nulla di buono se non plagiare le menti e usare il suo potere per imbambolare il popolo italiano usando i media a suo uso e consumo.

La libertà, la cultura e l’apertura di colpo sparirono per dare spazio all’ignoranza, all’oppressione e alla chiusura nei confronti degli altri.

Tuttavia quello stato di declino in cui il Paese era stato gettato, non si concluse con la sua, mai troppo in fretta, dipartita, ma ha continuato a essere alimentato e ancora oggi personaggi discutibili come i ruoli che ricoprono e che fanno sì l’Italia rimanga nell’ignoranza, nell’oppressione e nella chiusura.

Era il 1994 quando ebbe iniziò una nuova èra, l’era berlusconiana.
Sotto certi aspetti il modello portato avanti da Berlusconi e dai suoi validi colleghi di partito è lo stesso che fu iniziato da Mussolini, non a caso da lì a poco la nipote del dittatore italiano sarebbe diventata da lì a breve sua fedelissima, rinnegando il suo amato generale Fini – a cui dedicò una “bellissima” e stonatissima serenata in diretta tv dal salotto serale di Maurizio Costanzo - .

Con l’avvento di Sil –vi – o Ber – lu – sco – ni la politica cambiò: gente di spettacolo lasciò la tv (seppur mai del tutto) per entrare in politica (negli anni si sono susseguiti Iva Zanicchi, Ombretta Colli, Gerry Scotti, Luca Barbareschi, Elisabetta Gardini, Mara Carfagna, Grabriella Carlucci, Giovanni Toti), la cultura venne messa sempre più in secondo piano – come dimenticare le parole dell’ex ministro dell’economia Giulio Tremonti con cui sosteneva che di cultura non si mangia – la meritocrazia venne accantonata per il più divertente bunga bunga, il calcio divenne l’unico motivo per cui gli italiani scendevano in piazza e la tv diventò un orrendo contenitore propagandistico aperto 24h.

Dal ’94 a oggi di acqua sotto i ponti né è passata tanta, anche se a prima occhiata non si direbbe perché Forza Italia c’era ieri e c’è oggi; Berlusconi, Mussolini, La Russa, Gasparri, Cicchitto, Santanché c’erano ieri e ci sono ancora oggi; la sinistra non c’era ieri e latita ancora oggi – non ditemi che Renzi sia il simbolo della sinistra perché se lo fate, davvero, non avete chiaro cosa significa essere di sinistra.-

Tuttavia, come dicevo, molte cose sono cambiate e purtroppo non in meglio.

L’Italia, la culla della cultura, dell’arte, della libertà, dell’apertura sparì e ciò che restò fu un Paese allo sbaraglio. La brutta copia di un Paese che non esiste più e che lascia che personaggi discutibili lo guidino e rilascino dichiarazioni bieche, squallide e povere di intelletto. Basti quelle sorte in merito alla scelta di due insegnanti di un liceo romano di far leggere il libro Sei come sei della Mazzucco. 

"Vergognati, schifosa! Far leggere a ragazzi di 13-14 anni certe cose. Per fortuna che non c'era mia nipote, sennò quella lì la sistemavo io. La testa gliela mettevo… So io dove. Avete presente i tori? Così le passava la voglia di parlare di sesso ai ragazzini. Quella cosa dolciastra gliela vomiterei in bocca. E poi gliela farei ingoiare. Insieme al mio vomito"
Iva Zanicchi, deputato FI 

"Certe cose mi fanno ribrezzo. Ho una crisi di rigetto, mi viene il vomito. Mi fa ribrezzo vedere due persone dello stesso sesso fare porcherie. Mi fa schifo il rapporto tra uomini, è gente malata. Comunque, basta che non diano fastidio agli altri..."

Carlo Taormina, ex deputato FI

"Sulla scuola qualcuno sta giocando una battaglia ideologica. L'appello che sto continuando a fare, che mi sento di dover rifare su questo episodio, è di non giocare, sulla pelle dei nostri ragazzi e dei nostri bambini, battaglie ideologiche. Il problema educativo, l'emergenza educativa del nostro Paese ha bisogno di molta attenzione e di molto lavoro, ma non ha assolutamente bisogno di queste battaglie".
Gabriele Toccafondi, deputato Ncd 

Ora  voi direte: “mica tutti possono vederla come te sulla questione LGBTQ?” e avete ragione. Se lo facessi mi metterei sullo stesso loro livello, ma è anche vero che la politica debba dare un buon esempio e non il contrario. Essere contrario a un modello di vita, se è così che lo si può chiamare - anche se per alcuni è stato il modello che gli ha permesso di far soldi -, non vuol dire, però, usare toni da osteria.

Un Paese che si vanta di avere un sistema bipolare, quando in realtà, non è così, non può essere chiamato né civile né democratico, ma può essere definito solo povero di libertà, di apertura e, soprattutto, di cultura. Se dicessi il contrario, mentirei come fanno tutti quei signori in giacca e cravatta o quelle signore impupate e profumate che ogni giorno dicono il contrario pur sapendo di star mentendo.

Quindi,  l’unica cosa che posso dire è: C’era una volta l'Italia, culla della cultura, della libertà e dell'apertura.

http://www.ibs.it/code/9788897309215/sansone-francesco/oltre-evidenza-racconti.html