Altri mondi - Intervista a Francesco Zanardi

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Rubrica: Francesco Sansone
Grafica: Giovanni Trapani
Se dovessi usare un aggettivo per descrivere il protagonista di oggi sarebbe sicuramente tenace. Francesco Zanardi, più di altri, ha fatto della sua vita un mezzo per restituire la dignità a tutte quelle vittime che, in giovane età, hanno subito violenza da parte dei cosiddetti uomini di chiesa. Partendo dalla sua personale esperienza, negli anni s’è battuto in tutti i modi possibili per far conoscere la verità su queste violenze e per far sì che i responsabili vengano puniti secondo le leggi in vigore. Tuttavia la tenacia di Francesco va oltre e abbraccia anche la battaglia verso il riconoscimento dei diritti civili per le coppie gay. Insieme al suo compagno, Manuel Incorvaia, Zanardi ha, infatti, messo la faccia prendendosi anche molti insulti che, però, non lo hanno fermato, ma lo hanno spinto a lottare con ancora più caparbietà.
In questo nuovo incontro, con Francesco, ho voluto parlare ancora una volta della sua battaglia contro i preti pedofili - perché l’attenzione su questo non deve abbassarsi mai -, ma anche di papa Francesco I e di quello che ha fatto, o non ha fatto, sia per quanto rigarda gli abusi di orgine pedofila dei membri del suo Stato sia su quello dell’omosessualità. Quella che segue è, come sempre, una conversazione interessante e ricca di spunti di riflessioni non indifferenti.



In molti sono rimasti affascinati dalla nuova figura di papa Francesco, tu, invece,  che idea ti sei fatto del successore di Benedetto XVI? 
Papa Francesco è certamente affascinante come immagine e oggi il fascino è fondamentale quando si vuole veicolare mediaticamente qualcosa. Penso però che la razionalità e il buon senso, anche se sono cambiati i tempi, le mode e le usanze, esistano ancora. Non serve un’attenta analisi, ma è sufficiente una lettura, anche attraverso gli organi di stampa, per poter capire e confrontare ciò che Francesco pubblicamente dichiara e ciò che, invece, realmente il Vaticano continua a fare.

Dal punto di vista della tua battaglia, ricordiamo che da anni ti batti affinché i crimini di pedofilia a opera di uomini di chiesa vengano puntiti come meritano, la salita al papato di Bergoglio, cosa ha comportato? Ha fatto qualcosa di concreto oppure  tutto è rimasto come prima?
Abbiamo casi che continuano a emergere in tutta la penisola italiana e che continuano a essere affrontati con le stesse procedure di prima. La pedofilia nel clero, la si volesse affrontare non sarebbe nemmeno così complessa, non occorrerebbero grandi ristrutturazioni interne, sarebbe sufficiente, per iniziare, inserire l’obbligo di denuncia per i vescovi alle autorità civili. Ma questo non viene fatto; rimane la volontà di gestire sistematicamente queste cose a livello interno, cioè di continuare ad avere la possibilità di insabbiare. Anche la commissione interna voluta da Francesco, va ricordato, che è un organo che agisce internamente, non è pubblico. Va anche ricordato che il processo canonico non ferma il pedofilo e che il massimo della pena è la riduzione allo stato laicale, ovvero il pedofilo viene sì espulso dalla chiesa, ma senza l’obbligo di denuncia; resta un pedofilo in circolazione, che molto semplicemente non fa più il prete, ma continua a fare il pedofilo. 

Anche sulla questione LGBTQ Francesco I ha più volte espresso delle dichiarazioni che, però, non modificano le posizioni della chiesa sugli omosessuali e il silenzio verso quanto sta succedendo in paesi come la Russia e l’Uganda ne sono una dimostrazione. Perché, secondo te, i mass media voglio dare un’immagine di apertura ai temi LGBTQ del nuovo papa quando in realtà non è così? 
Con il recente questionario distribuito nelle diocesi di tutto il mondo la chiesa si è resa conto di quale sia l’esatta posizione dei fedeli. Naturalmente si è parlato molto del questionario, ma non si è più parlato dei risultati, soprattutto quando ci si è resi conto che la chiesa dista anni luce oramai dalle nostre abitudini di vita. Da qui la necessità di cambiare la posizione dell’immagine della chiesa, cambiamento che però non modifica quella che è la linea. Anche su questo non ritengo siano stati fatti passi avanti, esiste solo una linea pubblicamente meno dichiarata, più vaga, che lascia più spazio a una interpretazione meno rigida. 

Tornando alla tua battaglia per punire i preti pedofili, quali traguardi hai ottenuto rispetto all’ultima volta che ci siamo sentiti? 
Direi che abbiamo fatto grandi passi. Intanto siamo diventati in Italia un punto di riferimento per le vittime e questo è molto importante perché quando la vittima esterna il problema, rivolgendosi a noi o ad altri, comincia ad affrontare il trauma, avviando inevitabilmente un processo di elaborazione del trauma estremamente positivo e terapeutico. La Rete L’ABUSO oramai si occupa a livello nazionale del problema, riuscendo a fornire non solo le soluzioni giuridiche ma anche avvocati che possono sostenere gratuitamente le vittime. Grazie alla sentenza savonese nella quale il Giudice Fiorenza Giorgi ha applicato il principio giuridico per cui “Non evitare un evento che si ha l’obbligo giuridico di evitare, equivale a cagionarlo”. Grazie a questo precedente storico, datato 2012, oggi in sede civile è possibile mettere di fronte alle proprie responsabilità le diocesi, che hanno coperto lo stupratore. In molti casi si riesce ad intervenire anche quando il reato di abuso è prescritto in sede penale. Grazie a questo, da oggi come è già avvenuto in Italia in ben due casi, le diocesi sono costrette a pagare i danni causati dalle devianze dei loro preti, un deterrente che tra pochi anni potrebbe spingere davvero la chiesa, al fine di non pagare risarcimenti, a denunciare spontaneamente alle autorità civili. 

Per finire, cosa pensi farà la chiesa in merito alla questione della diocesi di Savona? 
In merito a questo la chiesa ha già risposto. La risposta avvalla ancora di più le accuse che le vittime rivolgono alla chiesa. Il caso savonese è stato recentemente portato all’attenzione delle più alte sfere del Vaticano, compreso il Papa. A portarlo questa volta non siamo stati noi vittime, questa volta sono stati cattolici praticanti. In questo video abbiamo raccolto anche la loro delusione, che non ha bisogno di commenti.Clicca qui