Un nuovo mondo 73^ Puntata



73^ Puntata
Biagio
L’aver ricevuto la proposta di Alberto di abitare a casa sua, è stata davvero una manna dal cielo. Mi sono sentito disperato quando il padrone di casa è venuto da me e dai miei coinquilini a dirci che quest’anno non avrebbe potuto rinnovarci il contratto. Mi sono trasferito in città per via degli studi lasciando il mio paesino di provincia e iniziando un nuovo mondo completamente sconosciuto. Non ho mai vissuto in una grande città e se da un lato mi mancano gli amici di infanzia, dall’altro devo ammettere come sia comodo stare in una metropoli. Uscire la sera senza crearsi il problemi di rimediare necessariamente un’auto, avere ogni tipo di negozio a portata di mano, evitarmi i soliti pomeriggi su e giù per il corso, sono cose di cui ormai non posso più fare a meno, però dopo tanta e invana ricerca di una nuova, in me albergava la rassegnazione di ritornare a casa e venire in città come pendolare per seguire le lezioni. Per fortuna questa rassegnazione è andata a farsi fottere e adesso sono pronto a iniziare un nuovo anno in città con i miei amici. La cena con loro è stata come sempre divertente e vedere che hanno gioito alla notizia che mi trasferivo da Alberto, mi ha fatto rendere conto di quanto io sia importante per loro. Anche l’amico di Fabrizio e Andrea s’è dimostrato molto socievole e ha fatto di tutto per non farmi sentire emarginato essendo l’unico a non conoscerlo. Abbiamo parlato un bel po’ e s’è pure offerto di aiutarmi con il trasloco dato che né Alberto né gli altri avrebbero potuto darmi una mano. Ci siamo scambiati il numero di telefono e ci siamo dati appuntamento per le 10:00. Questa mattina mi sono svegliato presto per finire di raccogliere tutte le mie cose e per salutare i miei coinquilini che come me stanno liberando le loro stanze.
-          Sono Massimo. Apri che ti do una mano a scendere gli scatoloni – mi dice chiamandomi una volta arrivato sotto casa.
-          Terzo piano. Sali

***

-          Potevi dirmi che l’ascensore era rotto.. non ti avrei detto di aiutarti con gli scatoli
-          Mi dispiace... se vuoi puoi aspettarmi giù e li scendo tutti io.
-          Sto scherzando Biagio. Che pensi che sia un biforco?
-          No… è che…
-          Forza giovanotto, spicciamoci, così andiamo a fare colazione. Non l’hai fatta ancora, vero?
-          In effetti no. Non ho avuto tempo e ad essere sincero neppure ci avevo pensato.
-          Meglio così. Facciamo presto. C’ho una fame…
-          Massimo
-          Dimmi
-          Ti volevo ringraziare per la mano che mi stai dando. Da solo non ce l’avrei mai fatta
-          Non ringraziarmi lo faccio con piacere e poi non ho niente da fare. Fabrizio e Daniel hanno ripreso le lezioni all’università, e Alberto e Andrea stanno lavorando, quindi o aiutavo te o sarei rimasto a casa a guardare qualche porno e smanettarmi come un matto.
-          AH! Allora  sono colui che ti sta salvando da una cecità precoce.
-          Pensandoci su, hai ragione. Non dimenticherò mai quello che stai facendo per me – e mi da una spallata
-          Ammazza che colpo!
-          Non dirmi che uno come te che ha più muscoli che peli, s’è fatto male per una spallata? Ma come vi pompate in palestra, con l’aria?
-          Ah ah ah! Spiritoso. Il fatto è che non me lo aspettavo
-          Se, se… tutte scuse… - dice zittendosi di colpo e guardando con aria interrogativa
-          Che succede?
-          Mi stavo chiedendo, c’è la farai a scendere gli scatoli o questo sforzo ti farà sgonfiare come un palloncino che perde l’elio?
-          Se vuoi scendo pure te in braccio
-          Non ti fare grande se sai di non farcela
-          Non mi sto facendo grande
-          Bene! Dimostramelo – e scherzando mi lancia la sfida e io non mi tiro indietro. Mi avvicino e avvinghiandomi a lui, lo sollevo e inizio a camminare per casa con lui addosso, però, ad un certo punto, sento salire l’eccitazione e il mio membro inizia ad irrigidirsi. Di scatto lo lascio, diventando rosso.
-          Hai visto che non ce la fai? Guardati, sei tutto rosso. – Per fortuna ha confuso il mio rossore in faccia come la causa dello sforzo e non s’è accorto di nulla. Cerco di pensare ad altro per riprendermi, ma purtroppo lui ci accorge della mia eccitazione fra le gambe. Non dice nulla, ma noto il suo imbarazzo . – Ė meglio che ci mettiamo a lavoro, altrimenti invece di fare colazione ci ritroviamo a dover pranzare
-          Hai ragione – e così uno alla volta scendiamo gli scatoli e dopo mezz’ora ci ritroviamo con la macchina di Massimo colma e una stanchezza immane in corpo.
-          Che ne dici se andiamo a fare colazione, prima di andare a casa di Alberto e fare l’altra sfacchinata?
-          Ottima idea. Qui vicino c’è un bar caruccio, se vuoi possiamo andare lì.
-          No, preferisco portarti in un bar di mia conoscenza
-          Come preferisci – e così saliamo in auto e dopo venti minuti passati nel traffico a parlare del più e del meno, arriviamo.
-          Che prendi? Cappuccino e cornetto?
-          Cappuccino e cornetto
-          Bene.  Salve – dice al barista – due cappuccini e due cornetti… come lo vuoi? – mi chiede
-          Marmellata
-          Una alla marmellata e l’altro alla crema.
-          Li consumate al banco o vi accomodate.
-          Ci sediamo al tavolo
-          Allora cinque minuti e vi porterò il tutto
-          Grazie mille. Vieni Biagio
-          Sì – e ci sediamo al tavolo
-          Non devi vergognarti
-          Come?
-          Sì, per quello che è successo prima
-          Ma…
-          Davvero dico. Anch’io sono un ragazzo e quando l’ormone parte, parte e non possiamo farci nulla. E poi sai com’è gratificante per me sapere di fare questo effetto anche ai ragazzi?
-          Scusami Massimo, io… non so come sia successo.
-          E come vuoi che succeda? Ė normale e te lo dice uno che praticamente 23 ore e mezza su 24 ce l’ha duro. Spero che questo non ti impedisca si sentirti libero di comportarti tranquillamente con me
-          No figurati, è che pensavo che tu potevi prenderla male.
-          Credimi sono altre le cose che prendo male, non di certo queste.
-          Non sai quanto mi sollevi la cosa.
-          E pensi che non l’abbia capito? Da quando mi hai liberato dalla tua presa, a stento hai detto 4 parole, per non parlare del fatto che non mi hai più guardato negli occhi
-          Te ne sei accorto?
-          Guarda se fosse successo qualche anno fa, non ci avrei fatto caso, ma dopo quello che mi è successo, faccio caso a molte più cose.
-          Ti riferisci alla morte di Giulia di cui mi hai parlato ieri sera a cena con i ragazzi?
-          Non solo. Devi sapere che la telefonata di Andrea è arrivata in un momento per me difficile
-          Come mai? Che ti è successo? Ovviamente puoi anche non rispondermi
-          No, no. Anzi, non so perché, ma con te sento di potermi aprire. Però devi giurarmi che non lo racconterai mai a nessuno
-          Puoi starne certo.
-          Come sai, dopo quello che è successo qui, sono partito per Londra
-         
-          Ecco! Iniziamo con il dire che a Londra non ci sono mai andato, ma che era solo una scusa per andarmene senza dover dire cosa stavo passando.
-          Quindi non sei partito, non capisco?
-          No, per partire son partito, ma non diretto a Londra, bensì diretto in America
-          In America? E perché?
-          Il perché è una storia lunga. Ti spiace se tardiamo un po’ nel finire il trasloco?
-          Non dire cazzate.  Sono qui che ti ascolto.

Continua…
Rubrica: Francesco Sansone
Grafica: Giovanni Trapani