I racconti Brevi di Gianni - Una notte da... brivido


Prologo
E con questo racconto io vi saluto per un po’ di tempo! Giusto un mesetto, perché lo spazio dei racconti riprenderà a dicembre! È stato bello potermi cimentare in questa nuova impresa quest’anno, forse quella più congeniale al mio tipo di scrittura, perché ammetto che la mia fantasia corre come un treno e devo pur lasciarla sfogare in qualche modo! Spero vi abbia tenuto una buona compagnia in queste settimane, quindi visto che i miei racconti torneranno, vi do l’arrivederci a presto con le mie storie e chissà…magari rivedrete presto la mia scrittura in altre rubriche. 
Intanto  godetevi questo ultimo racconto breve e dato che tra pochi giorni decorrerà la festa più paurosa dell’anno, non potevo esimermi dal presentarvi un racconto che si ispirasse alla celebrazione di Halloween ma con un tocco di emozione sentimentale con il quale mi piace tanto tingere i miei racconti...augurandovi una buona notte di Halloween vi lascio in compagnia di streghe, vampiri, e mostri vari!

A presto
Gianni





UNA NOTTE DA…BRIVIDO

Nella tetra stanza circolare l’odore di morte. zolfo, e umidità si mescolavano in un’unica sostanza olfattiva praticamente vomitevole. In una parte della stanza rigettata nella più nera oscurità brillavano due grandi occhi sgranati del colore nero della morte e dal taglio malefico suggerendo la smania di avidità e malattia che chi li possedeva stava provando. Osservava ciò che nella stanza si stava verificando fin quando non venne chiamato dal suo padrone che stava trafficando con le macchine poste al centro della stanza. Un suono metallico e prolungato fece scuotere la figura nascosta dal buio e il padrone si voltò verso questo con aria minacciosa. Ora la scena che gli si poneva davanti era più chiara; oltre le macchine cui il padrone dell’uomo-ombra osservava e maneggiava, vi era anche una lettiga che ospitava una persona… se cosi si può definire. Un essere tagliato e ricucito in viso dal colorito verdastro giaceva immobile come senza vita in quel letto d’ospedale messo al centro di quello stanzone. Erano posti sotto le sue cavità auricolari due chiodi ai quali erano collegati dei fili elettrici che terminavano nel macchinario posto al lato. L’uomo in ombra decise di muoversi lasciando la zona buia dove risiedeva pazientemente. Il suo camminare era incerto e zoppicante e mentre si muoveva la luce che la stanza offriva iniziava a farne capire una forma. Era un uomo piuttosto tarchiato, ma la sua statura era dovuta più che altro alla gobba che si portava dietro la schiena che lo faceva ripiegare sul busto rendendolo alquanto basso. I suoi occhi più che per natura che per un’espressione facciale dettata da un’emozione sembrava volessero uscire fuori dalle orbite e il suo sorriso sogghignante era dovuto solamente alla sua dentatura sconnessa e per niente perfetta. Aprì la bocca per parlare mentre si trascinava verso il suo padrone, ma la sua voce risultava roca e di bassa tonalità tanto da non riuscire a sovrastare il suono che si interrompeva solo per qualche secondo per poi ricominciare.
-          Avete chiamato padrone? Cosa può fare Igor per il suo padrone?
-          Idiota non senti il telefono? Perché non rispondi?
-          Quale telefono padrone? Igor non conosce telefono!
Nello stesso istante il cadavere posto sulla lettiga aprì gli occhi rivolgendoli al gobbo e iniziò a parlare con una tonalità tonante e terribile:
-          Idiota! Sta squillando il telefono! Non abbiamo tempo da perdere vedi di rispondere
-          Ma io non vedo nessun…telefono!
Fu cosi che nel giro di qualche secondo il mostro appena risvegliatosi si alza con violenza dal giaciglio cui risiedeva e con le mani tese verso il collo dell’uomo tarchiato si avventa verso questo con fare minaccioso e gridando:
-          RISPONDI!!
Dal divano nero cui stava beatamente dormendo, Ivan si sveglia di soprassalto, scoprendosi leggermente terso in viso e ansimando. Si mette le mani sugli occhi per stropicciarli un poco e si rende immediatamente conto che il telefono posto sul tavolino vicino il divano stava squillando. Afferra la cornetta e risponde con voce assonnata:
-          Pronto?
-          Ma in quale ala del tuo enorme castello eri ficcato!
-          Piero?! Che cosa vuoi? Che ore sono?
-          È l’ora di sbrigarti idiota! Ma che stavi facendo? Stavi per caso dormendo?
-          No, no! Stavo guardando un film!
In effetti la televisione di fronte al divano dove in realtà Ivan dormiva beatamente era accesa e stava trasmettendo un film horror in bianco e nero, guardando qualche scena veloce si accorge che prima di addormentarsi stava probabilmente guardando il classico di “Frankenstein”:
-          Stavo guardando Frankenstein! Che ore sono?
-          L’ora che ti prepari! Ti stiamo venendo a prendere! Da cosa ti vestirai?
-          Da… ma scusa per andare dove??
-          Pronto?? Parlo con quel pirla del mio amico che si è appena svegliato? Dobbiamo andare alla festa di Gianni non ricordi? Io, Veronica e Paolo stiamo scendendo, non crederai ai tuoi occhi quando vedrai Veronica, forse la lasciamo per strada prima di andare alla festa, non ha capito che non è una festa per un film porno, ma una semplice festa di halloween! – e dall’altra parte della cornetta si sente una voce femminile che grida verso Piero – Stronzo, sto benissimo vedrai che figura che ci farò!! – mentre Piero se la rideva con un altro  ragazzo seduto probabilmente vicino lui.
-          Comunque Ivan saremo da te tra un quarto d’ora quindi sbrigati – e dicendo cosi chiude il ricevitore.
Ivan si trova spaesato, ancora assonnato, non si ricorda minimamente di questa festa di Halloween. Aveva lavorato fino alle sette di quella sera ed era terribilmente stanco. Alzandosi dal divano riuscì a vedere la sua immagine riflessa nello specchio appeso al muro di fronte lui, e quasi gli venne un colpo. Aveva una tunica nera che scendeva lungo il corpo con un cappuccio lungo e appuntito che gli copriva la testa e una gobba dietro che lo curvava leggermente in avanti. Sul tavolino accanto al divano erano poggiati una maschera di gomma con le fattezze di un vecchio dagli occhi sporgenti e due guanti con le dita affusolate e storte. Sorrise al ricordo del costume che aveva scelto per quella serata: lui si sarebbe travestito da Igor, l’assistente del dottor Frankenstein.
Ora ricordava tutto, e preso dal panico per l’ora corse verso il bagno per sciacquare il viso ancora impregnato di stanchezza e finì di prepararsi, giusto in tempo, poiché il citofono annunciava l’arrivo dei suoi amici.
La villa di Gianni come al solito era stata addobbata a dovere per la sera delle zucche, il proprietario infatti amava questa festa e amava ancor di più dare un party ogni anno, in maschera, rendendo la villa in cui la teneva una vera delizia per gli occhi dei cultori dell’ horror o del macabro. Lapidi finte nel giardino che costeggiava il viale di entrata, zucche di cartapesta illuminate nei muretti adiacenti il giardino, ragnatele finte con ragni penzolanti lungo le pareti della casa e altre straordinarie decorazioni che rendevano l’atmosfera davvero terrificante. I ragazzi scesero dalla macchina ridendo a crepapelle, per tutto il tragitto avevano scherzato sul vestito di Veronica, l’amica della compagnia, vestita per l’occasione da vampira…di un set di un film a luci rosse.
La villa era già straripante di mostri, c’erano vari Dracula, alcuni zombie, parecchie mummie, vampiri di ogni tipo e anche un lupo mannaro che non si capiva se la peluria fosse naturale o artificiale. I ragazzi entrarono nella villa e ogni due passi si fermavano a salutare e chiacchierare con i diversi mostri che gli si paravano davanti. Riuscirono solo dopo mezz’ora ad arrivare al padrone di casa, vestito da Morte, con la faccia pittata di bianco e nero per dare la parvenza di essere uno scheletro!
La serata si svolse come ogni anno, tra molte cose da sgranocchiare, musica da ascoltare e ballare, fiumi di sangria e alcolici vari e chiacchiericcio sparso a macchia di leopardo dentro e fuori la villa.
Ivan decise che era l’ora di smaltire parte della sangria che aveva bevuto. Nell’aprire la porta del bagno non si accorge che al suo interno vi era già qualcuno ed entra il tempo di vedere una mummia che cerca di sbendarsi il giusto per far si di poter espletare i suoi bisogni:
-          Oh scusami, chiudo subito, non sapevo fosse occupato!
-          No figurati scusa tu non sapevo avessi lasciato aperto, ho solo voglia di togliermi queste bende, sto scoppiando, tra un po’ esplodo…non potresti darmi una mano?
-          Scusa??
-          …a togliermi le bende, che hai capito?! Credimi non è facile!
-          Ahahah! Si certo, sai in queste feste non è strano sentirsi fare ad una certa ora certe proposte – e detto questo Ivan iniziò a diventare rosso come un peperone in viso, fortuna, si disse, aveva ancora sopra il viso la maschera di Igor
-          Allora vuoi ancora vedere quanto riesco a resistere e ad esaurire o mi dai una mano? – gli disse la mummia con un sorriso misto ad un ghigno disperato!
-          …ah certo – e dicendo ciò si avvicina al cadavere bendato cercando di srotolarlo da quelle bende bianco sporco.
Qualche attimo dopo mentre Igor-Ivan stava srotolando la mummia nella parte del bacino, entra con irruenza nel bagno Veronica alquanto alticcia. Vede Ivan ingobbito intento a trafficare sulla parte bassa della mummia mettendosi a ridere come un’oca e richiudendosi la porta.
I due si guardano in faccia per un attimo, per quanto possibile e Ivan esclama:
-          Maledizione ora quella cretina chissà cosa pensa! E peggio ancora chissà cosa andrà a dire!
-          Vabbè dai lo hai detto tu che a queste feste ad una certa ora è normale vedere certe cose!
Ivan non si accorse che nel togliere una spilla da balia che reggeva quelle bende punse il mummificato che ovviamente accennò ad una smorfia di dolore:
-          Scusami! Caspita lo hai fatto proprio bene questo costume! E comunque noi non stiamo facendo niente di che, vista l’ora!
-          Non ancora…
Ivan non volle cogliere l’allusione, ma si pietrificò quando staccando le bende si accorse di avere davanti due gambe nude piuttosto che un paio di pantaloni, come si aspettava di trovare. Alzò il viso verso il faraone morto e gli uscì un tono di voce piuttosto sottile e sussurrato:
-          Fammi capire tutankhamon…sei nudo sotto sto bendaggio?
-          Beh non proprio, l’intimo c’è ma non potevo morire dal freddo, cosi mi sono bendato per bene!
Ancora una volta ringraziò la maschera che aveva sul volto:
-          Come farai dopo? Io non ho intenzione di rimetterle!
-          Tu non mi presteresti la tua tunica?
-          Ottima idea e io?
-          Anche tu hai solo l’intimo sotto?
-          Beh…no! Ma non avrei più il mio costume!
-          Allora mi presti i tuoi vestiti! Tanto credo che portiamo la stessa taglia!
-          Portarti un cambio no?
-          Sapevo di trovare una persona di cuore come te
-          In mezzo a questo cimitero?
-          In un cimitero trovi sempre qualche anima pia!
Dicendo questo la mummia si era già tolto le bende del viso, lasciando finalmente vedere al suo interlocutore il viso di un ragazzo dalle fattezza più che umane, più che vive e men che meno brutte. Ivan in quel momento si sentì davvero avvampare il volto tanto che adesso la maschera era più una sauna in miniatura che un’ancora di salvezza. Si tolse delicatamente quella maschera di gomma che stava quasi per attaccarsi definitivamente al suo bel volto. Oramai non esisteva più halloween ne tantomeno il bisogno di espletare i bisogni fisiologici, Ivan si era nuovamente messo dritto sulla sua schiena tanto che la gobba finta scese dalla sua posizione iniziale verso il sedere e adesso guardava l’ex-mummia con particolare interesse. Uno sguardo indagatore, un sorriso pacato che illuminava i volti dei due ragazzi e poi l’incrocio di due labbra calde per l’emozione che caricava l’aria di elettricità pura. Del resto era normale vista l’ora, accadesse anche ciò in queste feste.

Grafica: Giovanni Trapani
Rubrica: Gianni