Il mio mondo espanso - La Rubrica: La nascita di Io: Nella gioia e nel dolore"





La nascita di Io: Nella gioia e nel dolore




Il libro, o meglio il manoscritto è stato abbozzato molto tempo prima, per l’esattezza nell’ottobre successivo ai fatti raccontati nell’ultima pagina di diario che chiude il libro. Come è nato non lo so, sta di fatto che mi sono messo a trascrive quelle pagine di carta in formato digitale e una volta trascritte tutte, sono rimaste lì. Inizialmente doveva intitolarsi Confessioni e… - o qualcosa di simile – Diario di una ragazzo in crescita. Però questo titolo non mi convinceva e tanto meno mi convinceva il libro in se’. Più volte sono tornato a rileggerlo (fino alla fine – pochi minuti prima della pubblicazione – anche se… lasciamo perdere che è meglio) cambiando più volte il titolo fino a scegliere quello che tutti sapete, seppur contente il sottotitolo Diario di una ragazzo in crescita (cestinasto poi dalla casa editrice). Il dattiloscritto (si può usare questo termine per parlare di qualcosa scritto con una tastiera del pc?) poi è rimasto lì, in una cartella nascosta sopra il mio desktop e messo da parte per dedicarmi con quegli amici, di cui vi ho parlato la scorsa volta, al progetto di un volume, scritto a più mani, contenete diversi  racconti brevi, anche spesso tornavo a leggere quelle pagine word della mia vita.

Come sapete il progetto con i miei amici saltò per la risposta della casa editrice che in una lettera ci comunicava che seppur valido come progetto, preferivano non puntate su scrittori emergenti consigliandoci di rivolgerci ad una casa editrice più piccola. Questa delusione e la mia naturale propensione al dirmi chi vuoi che ti si fili, mi hanno portato a pensare che era meglio non provarci e lasciare Io: nella gioia e nel dolore lì, nel cassetto, a vita.
Una delle tante versioni realizzate da
Giovanni Trapani per la copertina di
Io: Nella gioia e nel dolore
ma che la casa editrice non ha usato.
Passarono diversi anni prima che tornassi a prendere in considerazione l’idea di darlo alle stampe e come vi avevo anticipato, fondamentale fu l’intervento di Giovanni. Dovete sapere che nei primi periodi in cui ci sentivamo via MSN parlavamo del più e del meno e capitava spesso che io gli inviassi i miei lavori e che lui li leggesse, come fossero le favole per un bambino, prima di andare a letto. Fra tutti quelli che ha letto il suo preferito fu Ricerca ne buio, tanto che ne realizzò un'opera grafica, e fu uno dei pochi che capì il reale finale che emergeva dalle parole finali del testo. Parlando gli avevo racconto pure dell’esistenza di questo libro o meglio del progetto. A volte ero io che gli leggevo quelle pagine a volte, invece, le leggeva lui, dopo esserci salutati per andare a letto. Seppur non abbia letto alcune parti del libro, perché “infastidito” da certi episodi narrati, Giovy ha creduto in quel lavoro sin da subito e più volte mi spingeva a inviarlo, ma io rimanevo sempre ostile.


La copertina ufficiale del libro
 Quando iniziammo a convivere (perché la distanza pesa a lungo andare), continuò a portare avanti la tua tecnica di persuasione intrapresa diversi mesi prima, ma la trasferta a Rimini, fece accantonare di nuovo il progetto.

A Febbraio, in una comune mattina, aprendo la posta (ogni mattina, appena alzato dal letto, ho bisogno di riprendermi leggendo i giornali, i blog e la posta in completo silenzio e se solo qualcuno “osa” parlarmi quando sono in questa fase, facendomi per lo più domande a raffica, la giornata si rovina e se di solito sono irascibile, in quei casi divento come un cane a cui hanno sottratto l’orso), ho visto l’ e mail di una casa editrice, la Statale11, che mi diceva che aveva ricevuto il mio progetto e che lo riteneva un ottimo lavoro su cui puntare. Lì per lì non capii il senso di quella “lettera” e, ancora assonnato, passai oltre, continuando la lettura della mia corrispondenza. Col passare del tempo, assimilai bene cosa fosse successo e alzandomi di scatto dalla sedia, andai da Giovy, che ancora stava dormendo, svegliandolo e gridando gli ho dato la notizia. Lui che “preso dalla botta” non aveva capito cosa avessi, quando si fece ripete cosa avessi gridato, iniziò ad urlare più di me.

Da lì in poi sono successe un sacco di cose e lui è sempre stato al mio fianco, anche quando fui fermato per la prima volta per strada da una ragazza che mi chiese: “Scusa, sei Francesco Sansone?”, ma questa è un’altra storia…