Un nuovo mondo - Terza Puntata

Tornando ai miei genitori, devo dire il vero che con loro il rapporto è sempre stato stupendo. Essendo figlio unico, sono sempre stato al centro delle loro attenzioni e io non ho un rapporto migliore con l’uno rispetto all’altra. Per me tutti e due sono allo stesso livello. Ricordo quando portai a casa per la prima volta Andrea. Erano passati solo tre mesi dall’inizio della scuola e io non facevo altro che parlare ai miei di lui e così mi dissero che se avessi voluto, avrei potuto invitarlo a passare un week end a casa. Non persi tempo e lo invitai subito.


Il Sabato entrambi i miei genitori non lavoravano e quindi quando Andrea arrivò, tutti e due lo accolsero alla porta. Erano eccitati che il loro unico figlio, ormai adolescente, si stesse facendo un amico. Andrea suonò il citofono e dopo cinque minuti fu fuori la porta. Io aprii la porta e lui entrò. Mio padre gli disse “come va campione?” e Andrea guardandolo con il suo sguardo secco che mi è sempre piaciuto, gli rispose “bene coach, lei?”. Mio padre rimase piacevolmente sorpreso dalla sua risposta e gli appoggiò un braccio sulla spalla dicendogli di accomodarsi. Mia madre, invece, dopo averlo salutato, gli offrì la qualsiasi, succo, torta e altro ancora. Passammo buona parte del pomeriggio tutti e 4 assieme e poi, quando i miei genitori uscirono per andare a prendere le pizze per la cena, restammo soli.


- Scusa se ti sono sembrati un po’ troppo assillanti. Sei il primo amico che porto in casa e sono eccitati.


- Se fossi stato la tua prima fidanzata, come avrebbero fatto? – e scoppiò a ridere – Comunque non mi ha dato fastidio che siano stati con noi. Sono giovanissimi e caspita che fisici che hanno.


- E sì… palestra.


- Ascolta.. ti spiacerebbe se venissi con te in palestra? Ho voglia di fare un po’ di sport.


- Ma ovvio che non mi dispiace. Se vuoi lunedì andiamo assieme e così ti iscrivi.


- Ok.


- Ah, lo sai che a scuola ci sono le selezioni per formare la squadra di palla volo?


- Sì!


- Ti va se proviamo ad entrare? Se non sbaglio mi hai detto che anche tu alle medie ci giocavi.


- Ok!






Poco dopo rientrarono i miei genitori con la pizza e ci sedemmo a mangiare e alla fine della cena, i miei ci lasciarono liberi di andare in camera a fare quello che volevamo. In camera ci sedemmo davanti al pc a guardare un po’ di cose, e ad un certo punto Andrea mi disse:



- Ti sei mai fatto una sega?



- Cosa? - Dissi con un tono sorpreso per la domanda per me insolita



- Hai mai giocato con il tuo uccello??



- Beh … veramente …



- Oh Fabrizio non farla lunga sì o no? – Mi disse un po’ scocciato per il mio titubare.



- Sì!



- E ci voleva tanto per rispondere … Io ho voglia di segarmi .. quando i tuoi se ne vanno a letto ci seghiamo assieme?



Non sapevo che rispondere così su due piedi, ma alla fine avevo pensato che in fondo fra amici queste cose sono normali e così dissi sì. Quando i miei vennero a darci la buona notte, dopo che mia madre uscì, mio padre strizzandoci l’occhio ci disse, mi raccomando non accecatevi con certi film, e sorridendo uscì. Io divenni rosso, ma Andrea disse: “Tuo padre è tosto”. Dopo di che chiusi la porta a chiave e sedendoci l’uno accanto all’altro iniziammo a farci una sega, senza guardare alcun film, io avevo gli occhi chiusi e sentivo il mio amico che respirava sempre più forte. Quando riaprii gli occhi vidi lo sperma uscire dal pene di Andrea e quella visione mi fece venire. Andrea dopo mi disse: “sei l’unico con cui potrei fare tutto, tu sei il mio migliore amico e non voglio perderti”, anch’io pensavo le stesse cose che mi aveva appena detto Andrea e rispondendogli più o meno la stessa cosa, ci ripulimmo e ci mettemmo a letto. Durante il sonno sentii le sue braccia abbracciarmi e così passammo tutta la notte.



La mattina seguente, quando ci svegliammo, facemmo colazione e dopo di che i miei genitori ci dissero che ci avrebbero portato a pranzo fuori. Sul viso di Andrea vidi per la prima volta, e anche l’ultima da quando lo conosco, un emozione nello sguardo.



Questi fine settimana si sono ripetuti anche quando è entrato nella nostra vita Massimo. I miei amici sono diventati per i miei genitori dei figli e ogni volta che stavano da noi, loro erano felici di vedere circolare per casa tanti ragazzini. Purtroppo dopo me non sono più riusciti ad avere dei figli, anche se loro ne avrebbero voluti avere almeno altri due.



L’ultima volta che questo tipo di week end s’è ripetuto fu due settimane fa e i miei non erano a casa e fu qui che tutto il mio nuovo mondo iniziò a palesarsi ai miei occhi.



Continua …
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Un nuovo mondo - Seconda Puntata


A casa il rapporto con i miei è sempre stato ottimo. Loro sono due tipici genitori italiani medio – borghese, mio padre impiegato e mia madre è stata casalinga fino all’avvento dell’euro. Da quel giorno ha dovuto iniziare a lavorare part time, per risollevare le sorti delle finanze di casa cadute vertiginosamente a causa del caro vita. Mia madre ha 42 anni, anche se ne dimostra almeno 5 di meno, è una donna molto affascinante, ama curarsi, insomma le piace esser figa e farsi notare per strada. Ha due occhi verdi che, da quando ha deciso di colorarsi i capelli di rosso rame, le risaltano, ancora di più, il viso. Anche lei si allena. In casa siamo sempre stati ossessionati dalla palestra, posto che ci permette di evadere dalla routine e che ci permette di rilassarci e non pensare alle mille cose che ci aspettano fuori. Mio padre è stato colui che ci ha iniziato allo sport, lui frequentava i centri fitness sin dall’adolescenza e ha sempre curato il suo corpo e ancora adesso è vanitoso, a volte mi fa ridere quando lo vedo davanti allo specchio del bagno che si passa tutte le sue creme e si vanta dei suoi pettorali. Pure lui ha 42 anni e si piace molto e non lo nasconde. Una volta, quando avevo 15 anni, mia madre era fuori città e io e mio padre restammo da soli in casa. In quei giorni, così come sempre, ci incontravamo solo la sera, verso le 9,30, l’ora in cui più o meno tutti rientriamo dalle nostre palestre (andiamo tutti in centri diversi, quando bisogna staccare, bisogna farlo bene, no?). Dopo aver mangiato il cibo preparato nel pomeriggio da Carla, la donna delle pulizie, ed esserci fatti la doccia, ci siamo seduti sul divano a guardare un film. Dopo un po’ andai in camera perché dovevo studiare e lo lasciai da solo, seduto ancora nudo coperto dal suo accappatoio. Dopo qualche ora, avendo sete, andai in cucina e pensando che lui stesse già dormendo, non accesi nessuna luce. Lui però non stava dormendo. Vidi una luce accesa nella sua stanza e la porta socchiusa. La cosa era strana perché in casa mia quella porta è sempre aperta, così pensando che potesse sentirsi male, mi avvicinai in silenzio, sbirciai dalla fessura della porta e lo vidi in piedi davanti allo specchio della camera. Era tutto nudo e con una mano si accarezza il pettorale e con l’altra si sta masturbando, mentre sulla tv, che si rifletteva sullo specchio, due ragazze si stavano leccando la figa e lui le guardava con i suoi occhi azzurri arrapati. Restai immobile per un po’ a guardarlo. Un po’ scioccato e un po’ eccitato. Prima di allora non avevo mai visto mio padre come un uomo con istinti sessuali, e vederlo masturbarsi me lo fece vedere sotto un'altra luce. Tornai in camera facendo piano e con il cuore che mi batteva. Non sapevo il perché, so solo che ebbi una gran voglia di fare la stessa cosa che avevo visto fare a mio padre. Chiusi la porta, mi spogliai e mi stesi sul letto e cominciai a toccarmi il petto e a farmi una sega.


La mattina dopo lo raccontai ad Andrea e a Massimo i quali non si misero a ridere come avrebbero fatto tutti gli altri, anzi.


- Beh si stava divertendo, meglio così che supplire all’assenza di tua madre tradendola, no? – Mi disse Andrea


- Beh questo sì, ma infatti non sono stupito, anzi …
- Anzi cosa? – continuò Andrea fissandomi negli occhi


- Vedendolo che si masturbava, mi sono chiuso in camera e l’ho fatto anch’io.


- Tale padre, tale figlio – dice ironicamente Massimo – Cazzo, mi hai fatto venire voglia di smanettarmelo.


- Facciamolo! Dopo la scuola casa tua è libera, no? – Mi chiese Andrea – e dato che per ora sei l’unico con casa libera nel pomeriggio, possiamo segarci quanto vogliamo e in più potremo vedere i video su youporn, tranquillamente.


- Io ci sto, ho una gran voglia.. Sì, sì sì – eccitato diceva Massimo


- Veramente.. non saprei … – dissi, ma Andrea mi fissò con il suo sguardo e alla fine cedetti.


Finita la scuola, io montai sullo scuter di Andrea e Massimo sul suo e andammo a casa mia. Carla quel giorno era Libera, quindi non c’era neanche il pensiero di doverlo fare prima che venisse. Arrivati a casa, mangiammo qualcosa che preparò Andrea - è sempre stato un bravo cuoco - e dopo di che, ci collegammo su youporn. Vedemmo, seduti l’uno accanto all’altro e nel seguente modo Andrea - io - Massimo, diversi video, ma iniziammo a toccarci solo quando ne vedemmo uno in cui tre ragazzi si facevano una ragazza. Senza dire nulla, praticamente insieme, ci calammo i jeans e iniziammo a masturbarci, fino a quando non venimmo. Il primo fu Massimo e poi nello stesso minuto, pochi secondi dopo che Massimo finì di contorcersi, io e Andrea. In oltre uno schizzo di Andrea mi finì sulla mano, lui mi guardò, io lo guardai, ma non ci dicemmo nulla, solo un sorriso con gli occhi.


Mi sono sempre piaciuti questi nostri momenti, li abbiamo fatti praticamente fino a due settimane fa, adesso però non riuscirei più a stare in mezzo a Massimo e ad Andrea come se nulla fosse successo.


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Un mondo nuovo – Prima puntata

Prologo



Sono un ragazzo di 26 anni che da sempre ha avuto un sogno, vivere per l’arte e così sin da piccolo ho cercato di realizzarlo e mi sono buttato prima sulla danza (può sembrare un cliché, ma è la verità), poi appese le scarpe al chiodo, ho provato la recitazione, ma anche questa esperienza s’è conclusa troppo in fretta e anche in questo caso non per scelta, ma per impossibilità economiche, e così mi sono buttato verso quella forma d’arte che, infondo, mi è sempre appartenuta. La scrittura. Sin da piccolo mi divertivo a scrivere brevi racconti, ricordo che uno dei primi risale ai miei otto anni e si chiamava “Il segreto di Josephin” che, se lo rileggo adesso lo trovo una boiata ma di quelle boiate che più non si può, ma che all’epoca trovavo il mio capolavoro. Col tempo, e anche grazie ai tanti libri che ho letto, la mia scrittura s’è perfezionata (non credo di essere ancora bravo, anche perché se dovessi crederlo, non avrei più la voglia di sperimentare), tanto che il sogno di vedere il mio libro su uno scaffale non è molto lontano dal realizzarsi, ma questo è un altro discorso.





Tuttavia in attesa di quel dì, ho deciso di non smettere di dedicarmi all’arte e lo faccio curando questi tre blog, uno sui romanzi gay, uno sul cinema gay e uno, questo, dedicato alle mie creazioni, per lo più gay (infondo se non scrivo su cose che so, di cosa potrei scrivere?). Anche se il tempo per dedicarmi alla mia passione è poco a causa delle numerose cose che faccio durante il giorno, preferisco rinunciare alle ore di sonno e alimentarmi di parole. Anche quando nei giorni o nei momenti che dovrebbero essere di relax, preferisco occuparli, facendo tutto (preferisco stancarmi che annoiarmi) e così dopo aver riflettuto, ho deciso di dare vita a questo racconto a puntate. Un racconto che non so come finirà e tanto meno come si svolgerà, sarà l’ispirazione del momento a deciderlo, un po’ come una soap dove c’è una traccia, ma non una trama. Pertanto ecco qui la prima puntata di questo racconto. Buona lettura e alla prossima puntata.
Francesco Sansone





Un mondo nuovo
Prima puntata


A volte non mi rendo conto di come sia arrivato a vivere certe sensazioni, fino a ieri ero un bambino che pensava solo a giocare, che non aveva molti amici e che non faceva altro che soddisfarsi dell’affetto dei propri cari. Adesso sono un diciassettenne a cui manca qualcosa. Guardandomi in giro, però mi rendo conto di non essere un ragazzo come gli altri, non mi interessano quegli svaghi di cui i miei coetanei vanno pazzi. Non sono nemmeno mai stato fidanzato con una ragazza. Non perché sia brutto, sono un ragazzo alto 1,78, fisico asciutto ben messo, occhi e capelli castani, uno di quei ragazzi che camminando per strada si fanno guardare, ma non sono mai stato fidanzato. Forse non ne ho mai sentito la necessità, o forse perché in me sento che manca un qualcosa che non so bene definire. Per carità, non dico che non abbia voglia di scopare, perché non è la verità e la seghe che mi sparo al giorno ne sono una dimostrazione, però non so il perché, ma non ho mai creduto di poter avere al mio fianco una ragazza con cui dividere certe cose, e così mi sono dedicato allo sport. Sin da quando ero un tredicenne, faccio parte della squadra di pallavolo della scuola, anche se non credo di voler trasformare questa mia passiane in una carriera professionista, e vado in palestra. Mi sento benissimo quando gioco con i miei compagni, anche se poi finiti gli allenamenti il mio mondo è del tutto diverso dal loro. Come dicevo i loro svaghi non mi entusiasmano, i loro discorsi mi annoiano. Sentirli parlare di sesso con la tipa della 5^ A piuttosto che con quella della 5^ F, mi infastidiscono e mi annoiano, e quindi mi infilo sotto la doccia e mi sbrigo per andar via e tornare alla mia realtà. I miei migliori amici, anche loro componenti della squadra, sono Andrea e Massimo. Penso di andare d’accordo con loro proprio perché sono come me, insofferenti a certi discorsi. Andrea è il mio mio compagno di banco sin dal primo anno. Ci siamo conosciuti per caso il primo giorno di scuola, prima di scoprire che saremmo stati nella stessa classe. Io mi sentivo un po’ spaesato, come tutti del resto, e non sapevo come muovermi intorno. Mentre mi guardavo a destra e a manca, mi sono scontrato con lui.


- Scusa, non mi sono accorto di te – gli dissi con il viso rosso


- Pure tu al primo giorno? – mi chiese come se quello che avessi detto non lo avesse minimamente sentito o quanto meno ascoltato.


- Sì. Pure tu?


- Vieni con me. In due è più facile trovare risposte – e dicendomi questo lo seguii senza sapere dove stavo andando.


Ci avvicinammo al palco in cui il preside stava salendo, aspettando che facesse il suo discorso e leggesse il nome di ognuno di noi e le rispettive classi in cui eravamo destinati.



- Comunque Andrea


- Cosa? – gli chiesi


- Mi chiamo Andrea.


- Ah! Piacere, io sono Fabrizio


- Adesso- disse il preside - vado a leggere i componenti della 1^ G. Andrea Arancio..


- Ecco io sono qua .. Рdisse Andrea РQual ̬ il tuo cognome?


- Bianchi.


- … Fabrizio Bianchi, Samuele Bolle…


- Stai con me. Bene, ci sediamo assieme... non voglio conoscere altra gente per oggi, tu basti e avanzi – Disse Andrea quando sentì il mio nome.



Quel ragazzino così schivo, con i capelli neri, occhi azzurri e fisicamente simile a me, mi fece simpatia, e inoltre neppure io avevo voglia di conoscere altra gente quel giorno e se non fosse stato per quello scontro, neppure avrei cercato di conoscere lui. Massimo invece lo conoscemmo solo al secondo anno. Fu bocciato l’anno precedente per le troppe assenze e quindi fu inserito nella nostra classe. Rispetto a me e ad Andrea, lui fisicamente era diverso, forse anche perché aveva un anno in più, ma sta di fatto che aveva un fisico più massiccio, non grasso, ma piuttosto palestrato, occhi verdi e capelli ricci castani. Quando io e Andrea entrammo in classe il primo giorno del secondo anno, lo vedemmo già seduto in un angolo. In classe i banchi, a differenza dell’anno passato, erano disposti a file di tre. Quindi considerando che lui si sedette nell’ultima fila di sinistra, noi ci sedemmo accanto a lui, anche perché non volevamo perdere la prospettiva che quei posti ci avevano riservato l’anno recedente.


- Non è colpa nostra se i banchi sono a tre, ma dato che è così, noi da qui non ci spostiamo, perché questa di solito è la nostra zona, quindi sei e siamo costretti a starci vicino. Comunque Andrea.



- Fabrizio
- Massimo.


- Bene.


- Bene.


- Bene.



Quei “Bene” conclusero il rito di conoscenza e da quel giorno siamo sempre stati amici, schivando tutti gli altri compagni della classe, e convincemmo Massimo a far parte della squadra. 


Noi tre sempre e comunque pronti a difendere l’altro. Ultimamente però, non so perché, forse a causa di questa sensazione che ho dentro, non riesco a parlare con loro come un tempo e anche, devo dirlo, sto guardando uno dei mei amici in una maniera diversa che nemmeno io so spiegare.


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